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Santa Maria delli Rimedi

Esecuzione dei lavori Antonino Aurelio Piazza

Provenienza Palermo, collezione Renda Pitti

Collocazione Museo Diocesano di Monreale

Oggetto Santa Maria delli Rimedi

Materiale acquaforte

Misure Cm  30 x 20

Datazione XVIII secolo

Attribuzione Bernardo Bongiovanni

Inizio Lavori 9/12/2009

Fine Lavori 11/01/2010

 

L’incisione raffigurante Santa Maria delli Rimedi, realizzata con la tecnica dell’acquaforte e ascrivibile al XVIII secolo, è firmata Bernar. Bongiovanni scul., e proviene dalla collezione Renda Pitti di Palermo. Fa parte di una serie di incisioni, esposte al Museo Diocesano di Monreale, raccolte dal collezionista e verosimilmente provenienti dal mercato antiquario.

Raffigura, al centro e posta tra nubi, la Madonna che tiene in braccio il corpo esanime del Figlio, sormontata dal motto MEDICINA OMNIVM INFESTINATIONE NEBVLAE ECCLS. C. 43. Con la mano sinistra mostra un cartiglio con l’iscrizione EGO CIVITATE(M) ISTAM ET PALATIVM TVVM PROTEGA(M). La Vergine è affiancata da due Santi Carmelitani. In basso, in primo piano e inginocchiati in atto di devozione, sono re Ruggero I e il Vicerè Duca d’Ossuna; in secondo piano è la città di Palermo, con ben evidenziati gli assi viari del Cassaro e della strada Nuova. Chiaramente visibile, all’esterno della cinta muraria, in alto a sinistra, è un complesso chiesastico, da riconoscersi nella chiesa di Santa Maria dei Rimedi con l’annesso convento dei Carmelitani scalzi. Riferisce in proposito Mongitore che la chiesa fu edificata dal gran conte Ruggero dopo l’entrata vittoriosa a Palermo, in ricordo di un’epidemia diffusasi durante l’assedio della città e risoltasi miracolosamente per intercessione della Madonna. La chiesetta, in origine titolata “Rimedio di Santa Maria”, diventò per il popolo “Madonna dei Rimedi”. Nel 1610 fu donata ai Carmelitani Scalzi dal Vicerè di Sicilia Don Giovanni Paceco, marchese di Vigliena, devoto all’ordine. Il Vicerè che gli succedette, il duca d’Ossuna appunto, intimò ai monaci di abbandonare il convento per il quale era prevista la demolizione insieme alla chiesa. Si narra che la Madonna, invocata dai monaci, apparve in sogno al Vicerè che da quel momento divenne loro grande benefattore. La leggenda dovette ispirare la raffigurazione dell’incisione. Nella sezione inferiore dell’opera si legge: Antichissima marmorea imagine di S. Maria delli Remedii in onor del di cui patrocinio si fabricò l’anno 1060 dal conte Roggeri nell’accquisto di Palermo per la Santa restituita al suo esercito la prima chiesa oggi de’ RR. Padri Carmelitani Scalsi; qual patrocinio lo sperimentò Palermo nelle sue stazioni in tempo della peste e fù promesso per sempre dalla medesima al duca d’Ossuna vicerè l’anno 1611 determinatasi da questi la rovina della sua chiesa e l’espulsione dei PP. li quali restarono per miracolo della medesima SS. Vergine. Per li suoi congregati, che pagano tt. [tareni] 3 an.[nui] si applicherà la messa solenne d’ogni sabato per tutto l’anno, e più communicandosi per viatico se le celebreranno 3 messe pro infirmis e 30 dopo morte col funerale ogn’anno.

L’incisione, sporca, acida, infeltrita, presentava un’estesa lacuna localizzata in corrispondenza del margine sinistro. Il supporto cartaceo mostrava una migrazione di inchiostri ferrotannici causata da un contatto prolungato con altro foglio manoscritto. L’opera era stata, inoltre, applicata ad un cartoncino mediante una striscia plastificata biadesiva.

Dopo la rimozione a strappo del supporto, si è tentato infruttuosamente il distacco del biadesivo con l’immersione in acqua deionizzata. Attesa la sua asciugatura, si è riprovato con immersione in alcool etilico, senza alcun risultato. Si è pertanto proceduto rimuovendo a bisturi la striscia. Quindi l’incisione è stata lavata in acqua deionizzata, deacidificata in soluzione semisatura di idrossido di sodio, ed infine rinsaldata con metilcellulosa (Tylose MH300P) in soluzione acquosa alla concentrazione del 2%. La lacuna localizzata sul margine sinistro è stata restaurata in doppio con carta giapponese di idoneo spessore e colore. È stato adoperato un adesivo di metilcellulosa (Tylose MH300P) in soluzione acquosa alla concentrazione del 4%.

Infine l’incisione è stata montata all’interno di un passepartout doppio in cartoncino non acido, durevole per la conservazione, inserita all’interno di tasche in carta Ingres che la sostengono senza utilizzo di strisce adesive.

Dott. Lisa Sciortino    Dott. Maria Reginella

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