Sala Etnoantropologica
L’articolarsi del percorso espositivo del Museo Diocesano offre alla pubblica fruizione anche un’accurata selezione di reperti di interesse storico–etnoantropologico, quali testimonianze storicizzate della fede e della religiosità del territorio della Diocesi Monrealese, nonché della collezione Renda Pitti, che, seppur non sempre strettamente legati al medesimo territorio, sono testimonianze che documentano i molteplici aspetti attraverso i quali la devozione religiosa si palesa quale innegabile espressione del mondo della cultura siciliana. I manufatti esposti coprono un arco temporale compreso tra la prima metà del XVII secolo fino alla prima metà del XX secolo e sono segni del fondamentale ruolo svolto, nella vita degli uomini, dalla religione, nella quale trova risoluzione l’opposizione primaria e universale vita/morte, articolata nelle coppie di contrari salute/malattia e benessere/indigenza. Si distinguono i prodotti artistici di tipo votivo, che dalla sfera privata passano a quella pubblica, come gli ex voto, le edicole votive, le insegne processionali, le corone da rosario, da quelli di tipo devozionale ai quali appartengono i prodotti che dall’ambito pubblico entrano a far parte della sfera privata, come i reliquiari o le riproduzioni di immagini sacre come le stampe, le pitture su vetro, i quadretti ricamati di soggetto religioso.
L’ex voto è locuzione latina, ellissi di ex voto suscepto, formula apposta ad un oggetto offerto in dono alla divinità per grazia ricevuta. È una delle più caratteristiche sopravvivenze lasciate in Sicilia dai Greci; il dono votivo suggella la fede, paga la promessa fatta alla Madonna o a un Santo protettore nell’istante supremo di una sventura, libera il devoto dal debito contratto e comunica l’accaduto divenendo testimonianza di fede. Premesso che alla base di ciascun voto è sempre un atto di preghiera (che può rappresentarsi ad esempio nelle corone dei rosari e nelle croci da portare al collo), che pone in relazione il fedele con il sacro, svariate sono le tipologie degli ex voto. Questi vanno da quelli pittorici, in cui viene rappresentata la dinamica degli eventi ed evidenziata la modalità dell’intervento salvifico soprannaturale, alle lamine d’argento sbalzate, anche con raffigurazioni di cuori fiammati. La fiamma che corona i cuori, trattata nella letteratura devota, è ispirata al cuore di Cristo, fornace di carità attraverso la Passione e la Redenzione.
Ai ceroplasti, i cirari, che in Sicilia avevano avuto fin dal Seicento illustri rappresentanti come Anna Fortino, allieva di Rosalia Novelli (figlia del celebre pittore Pietro), erano affidate, da una committenza che era religiosa, patrizia o borghese, le realizzazioni, oltre che dei comuni ex voto, dei tanti Gesù e Maria bambini addobbati con ornamenti dalle complesse simbologie e collocati sovente entro preziose scarabattole o teatrini sacri. Rara è la rappresentazione dei quattro arcangeli Uriele, Michele, Gabriele, Raffaele per la presenza di Uriele, con la fiamma in una mano, di lontana tradizione bizantina. A tutte queste elaborate realizzazioni, che spesso impiegavano altri materiali talvolta preziosi (filati e lamine d’oro e argento, perline, sete), contribuivano ricamatori, intagliatori, pittori.
Il possesso delle reliquie, che erano nel passato il vero tesoro delle chiese e per il quale, nel Medioevo, si affrontavano eccezionali sacrifici, ha sempre costituito un aspetto della devozione. Reliquie si custodivano nei capezzali o negli encolpi a croce, o ancora in reliquiari a palma o in scrigni come quello contenente la cintura di San Tommaso d’Aquino.
È da sottolineare l’importanza delle edicole votive che segnano il territorio di Monreale, i cui soggetti iconografici si relazionano ai canoni figurativi dell’arte culta a soggetto religioso con realizzazioni ad affresco o dipinti su ardesia. È qui esposta un’ardesia dipinta con la Vergine delle Grazie attribuita a Pietro Antonio Novelli, a dimostrazione che anche pittori di fama intervenivano in simili realizzazioni.
Il Museo Diocesano espone una serie di matrici in rame, utilizzate per la stampa di immagini devozionali, le più antiche risalenti al XVIII secolo. Incise con la tecnica dell’acquaforte, consentivano la riproduzione su carta del soggetto in un elevato numero di esemplari. Dirette filiazioni delle stampe sono le pitture su vetro, realizzate da pittori detti pincisanti. Alla devozione privata all’interno degli istituti conventuali o di case nobili possono ricondursi due pregevolissimi manufatti serici, di cui uno con San Francesco realizzato a ricamo a pittoresco e l’altro, con San Rodolfo Acquaviva, con una prodigiosa tecnica a sottilissimo cordonetto incollato su tessuto, con integrazioni a pittura.
Opera estremamente rara è la pinza per la somministrazione dell’Eucaristia agli appestati, dotata di un ricettacolo per il contenimento di essenze fumiganti, protettive contro il morbo. Pure all’Eucaristia si legano i flabelli (ripìdhion), di tradizione orientale, con i serafini dipinti su cuoio, e la rara tabella di Confraternita con l’ostensorio e le relative insegne processionali.