Sala del Rinascimento
Proseguendo l’itinerario cronologico, la sala espone il medaglione con la Madonna col Bambino, proveniente dall’Abbazia di Santa Maria del Bosco di Calatamauro (F.E.C.), originariamente ubicato nell’ultima cappella sinistra della navata, da attribuirsi ad Andrea della Robbia.
L’Abbazia di Santa Maria del Bosco è stata fondata nel 1401 dai Benedettini; alla fine del XV secolo passò ai Benedettini del Monte Oliveto per poi essere affidata, nel 1794, agli Agostiniani. Danneggiata dal terremoto del 1968 e soprattutto da successivi crolli, l’Abbazia fu chiusa e oggetto di ripetuti furti. Unici frammenti marmorei superstiti della cappella detta della Passione sono quelli in esposizione che raffigurano la Flagellazione e la Caduta di Cristo sotto la Croce, opera di scultore siciliano del terzo quarto del XVIII secolo. Il ciclo decorativo complessivo contava nove episodi della Passione di Cristo.
La formella con la raffigurazione di San Girolamo penitente è attribuita ad Antonello Gagini e proveniente dalla Cattedrale. Diverse fonti ricordano il rilievo marmoreo nel Duomo normanno ad ornamento di un altare dedicato proprio a San Girolamo, Dottore della Chiesa.
Di ambito gaginiano è la Madonna col Bambino in marmo della prima metà del XVI secolo. L’opera, verosimilmente, è da identificare con quella un tempo posta entro una nicchia sopra il portico laterale della Cattedrale per volere del Cardinale Ludovico II Torres, a Monreale dal 1588 al 1609. Secondo quanto riportato dalle fonti, la scultura era accompagnata dall’iscrizione PER VIRGINEM MATREM CONCEDAT NOBIS DOMINUS SALUTEM ET PACEM. L’opera, documentata da un’incisione del volume di Michele Del Giudice (1702), fu rimossa in epoca successiva.
Di destinazione profana è lo scialle in esposizione, proveniente dalla Cattedrale, la cui presenza in un luogo sacro si spiega con l’uso di rivestire i simulacri di Madonne o Sante. La decorazione è caratterizzata dalla ritmica ripetizione di elementi floreali su cui poggiano pavoncelle affrontate e da cornici ornate dalla successione di piccole anfore con fiori. L’impianto ornamentale rievoca il repertorio decorativo spagnolo della prima metà del XVII secolo, influenzato dall’arte islamica.